Delle ragazze e dei ragazzi di Polieticus vi parliamo da tempo: abbiamo visto nascere il progetto, comporsi i campus, rafforzarsi, dialogare con tante e tanti.
Quest’anno il progetto cresce ancora e per farlo c’è bisogno del contributo di tuttз: per farlo, hanno attivato una campagna di crowdfunding attraverso la piattaforma di Produzioni dal Basso.
Sostenere questi progetti, economicamente ma non solo, è fondamentale: certo, perché le risorse sono centrali per garantire una formazione di qualità, innovativa e accessibile a tuttз.
Ma anche perché sostenere progetti come questo è un passaggio fondamentale per avere un contesto territoriale, una comunità più attenta, consapevole, capace di mettere a sistema le sue energie e risorse.
Polieticus non è il solo progetto che si (pro)pone questo obiettivo: ve ne abbiamo segnalati altri, continueremo a farlo. Sostenerli è centrale: per un Trentino più coinvolgente, attento, inclusivo, sostenibile.
Cosa possiamo fare per sostenere Polieticus?
Puoi contribuire a Polieticus con una donazione, per supportarci nella realizzazione dell’offerta formativa del campus.
“R_Esistenze” è stato il titolo della Giornata mondiale del Rifugiato di quest’anno: un’iniziativa pensata e voluta per riflettere sulle strategie positive messe in campo ma anche per guardare allo stato dell’arte e interrogarci su come cambiare il contesto esistente.
Qui in Trentino così come nel mondo.
Laboratori creativi, la presentazione del libro Vicini lontani di Angela Tognolini. E, ancora, musica, cinema, giochi e incontri, camminate. L’edizione di quest’anno della Giornata mondiale del Rifugiato è stata tutto questo: l’occasione per rivederci dopo molto tempo, il modo per tornare a rendere visibile tutto quello che, sul nostro territorio, viene fatto ogni giorno, l’occasione per pensare a quanto ancora dobbiamo fare.
Ieri, alla vigilia del 75° anniversario del referendum del 2 giugno, Festa della Repubblica, Francesco Filippi ricordava sui suoi profili una frase di Nilde Iotti, Madre Costituente e Presidente della Camera dal 1979 al 1992:
Questa Repubblica si può salvare. Ma, per questo, deve diventare la Repubblica della Costituzione.
Alla Costituzione bisogna guardare per celebrare questa giornata.
Ripudio, dice la Treccani, è il rifiuto di conservare come proprio qualcosa che ci appartiene. Dopo le due guerre mondiali, l’Assemblea Costituente ha discusso tantissimo per trovare questa parola. La prima proposta, infatti, era un’altra: “L’Italia rinunzia alla guerra come strumento di conquista”. Poi si è passati attraverso la “condanna” della guerra. Rinuncia, poi condanna, poi ripudio: un passaggio che sembra piccolo ma che voleva sottolineare la scelta di allontanarsi da un passato guerrafondaio e, allo stesso tempo, di condannarlo.
Una scelta, quella del ripudio, che ha bisogno di essere sempre rinnovata.
Pace non è soltanto assenza di guerra: è ancora una volta la Costituzione a indicare un percorso quando collega pace e giustizia. L’articolo 11 è stata la porta per far entrare nel nostro ordinamento regole e principi che hanno reso più forti le libertà e i diritti affermati in Costituzione. Per dare concretezza a pace e giustizia, la Costituzione promuove le organizzazioni internazionali, in una logica di cooperazione.
“Il 2 giugno festeggiamo la Repubblica democratica. Noi vogliamo portare la nostra aggiunta nonviolenta affinchè sia anche disarmata, strumento di pace che ripudia la guerra (articolo 11)”.
Comunicato stampa del Movimento Nonviolento in occasione della Festa della Repubblica 2021
Pace, giustizia e istituzioni solide: queste le fondamenta su cui la nostra Repubblica della Costituzione è stata costruita, questi i pilastri e le direzioni che il mondo ci suggerisce e impone. L’Agenda 2030, troppo spesso ridotta a mero feticcio, pone con fermezza questi tre riferimenti alla base dell’Obiettivo 16: il ripudio della guerra, dalla Costituzione ad oggi, non come gesto formale né come retorica ma come scelta consapevole, necessaria e quotidiana per raggiungere lo sviluppo e la giustizia sociali.
Dal globale al locale, tutto questo trova concretezza nella legge provinciale n. 11 del 10 giugno 1991, quella che ha dato vita al Forum. I nostri obiettivi rimangono gli stessi: costruire buone pratiche e stimolare la riflessione tanto nella politica quanto tra le comunità con cui lavoriamo. Su questo si fonda la Repubblica della Costituzione.
Ancora una volta ci saremo. In silenzio. In piazza. Fermi.
Saremo a ricordare ciò che troppi cercano di dimenticare, di cancellare, di far sparire. Saremo a recitare i nomi di quei 102 bimbi morti in una guerra senza senso. Saremo in piazza con le nostre fasce bianche, perché i segni della discriminazione, dell’ingiustizia, della disuguaglianza, dell’orrore, sono uguali ovunque.
Sono più di 80 le città del Mondo che con Prijedor, in Bosnia, vogliono ricordare cosa accade quando una guerra finisce e non arriva la pace. Nella Bosnia di oggi, che vuole entrare nell’Unione Europea, quasi 25 anni dopo la guerra che dissolse la ex Jugoslavia la pace è lontana. Nelle cancellerie degli Stati vicini si elaborano documenti per dissolverla definitivamente, spartendola fra una Grande Serbia e una Grande Croazia.
La fine della guerra non ha unito i popoli. I giovani sentono ancora raccontare storie differenti. Si educa alla divisione. Si insegna l’indifferenza, quando non si insegna l’odio. Ancora non c’è pace, in Bosnia.
La ricchezza non è distribuita equamente. La democrazia resta un miraggio. Nella nostra indifferenza crescono le ingiustizie, le violazioni, le povertà. La Bosnia, Prijedor e le sue fasce bianche, sono un buon modo per ricordare le nostre responsabilità. Sono un’ottima ragione per costringerci ad un impegno: costruire la pace ovunque, partendo da qui, da casa nostra.
Saremo in piazza, in silenzio, per questo. Perché la pace è una cosa che ci riguarda.
Dal 2019, OTIUM è il progetto con cui il Tavolo per la Partecipazione Studentesca coinvolge e attiva decine di ragazzз con un percorso di formazione e costruzione di gruppo per elaborare il presente attraverso le lenti di chi sta frequentando le scuole superiori. Oggi anche il nostro presidente Massimiliano Pilati ha partecipato alla conferenza stampa di lancio dell’evento, nella Sala di via Calepina della Fondazione Caritro, ente finanziatore dell’iniziativa.
OTIUM è un evento sulla cittadinanza attiva ma è anche – e soprattutto – il lavoro di co-progettazione che vede studenti e studentesse lavorare con i propri docenti e le proprie scuole (Liceo Rosmini, Liceo Galilei, Liceo Da Vinci) e con una serie di enti (Comune di Trento, MUSE, Forum della Pace) e di associazioni (UDU, UNITiN, Entropia), in una posizione di parità e collaborazione.
La giornata conclusiva del progetto, che si svolgerà il 5 giugno al MUSE, prevede un pomeriggio di incontri in cui riflettere e ragionare , dal controesempio deз giovanз, con Jakidale, ai temi legati alla trasformazione della scuola con Matteo Saudino e Elia Bombardelli; dai temi della sessualità e delle identità in cambiamento, con un laboratorio curato da Alessia Tuselli, al modo in cui i giovani vedono la politica (e l’università, e gli investimenti,…) e in cui la politica troppo spesso non vede i giovani, con il Sindaco Franco Ianeselli e il Rettore Flavio Deflorian.
Il tutto sarà alternato da musica, con moltз artistз localз coinvoltз e con il concerto finale con Maggio e Tredici Pietro.
Un evento che guarda alla città e che con la città intende dialogare: Non è un Paese per giovani, il claim di quest’anno, che punta proprio a questo. Ad aprire, in maniera provocatoria e sfidante, uno spazio di confronto, di incontro, di scontro generativo, a testimonianza che la voce deз giovanз ha presente la necessità di interpretare i venti del cambiamento che è in atto.
In Via Belenzani e in P.zza S.Maria Maggiore, nei giorni dal 4 al 6 giugno, saranno esposti – nell’ambito delle attività del Festival dell’Economia – dei pannelli che spiegheranno cos’è OTIUM 2021 e coinvolgeranno i passanti attraverso domande inerenti il tema di quest’anno
Il Consiglio, con questa risoluzione, chiede anche l’intervento da parte delle istituzioni nazionali ed europee per far sì che il PNRR assicurino l’investimento dei fondi in processi di sviluppo civile e non sulle armi, coerentemente con i principi costituzionali e con quanto stabilito dall’articolo 1 della legge provinciale del 10 giugno 1991, n.11.
“Cambiamo rotta!” è lo slogan al centro della campagna di sensibilizzazione sulla situazione dei migranti che attraversano la rotta balcanica nel tentativo, per lo più vano, di raggiungere l’Europa.
A lanciare l’iniziativa, aperta a quantз vorranno contribuire, è una rete compatta di seirealtà locali: Diocesi, Ipsia (Acli), Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/CCI, Forum Trentino per la Pace, CNCAdel Trentino, Movimento dei Focolari.
“Prima che un appello cristiano, questo è un appello umano“, ha ricordato don Cristiano Bettega, delegato Area Testimonianza e Impegno sociale della Diocesi di Trento, durante la conferenza stampa di presentazione della campagna.
L’obiettivo è richiamare l’attenzione deз trentinз su quanto sta accadendo lungo la rotta balcanica e che si inserisce in un contesto complesso che “va raccontato, va spiegato, va compresa e capita dalla nostra società civile”, come ha ricordato il nostro Presidente Massimiliano Pilati durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa.
A soli 500 chilometri dalla nostra Provincia, centinaia di persone tentano di arrivare nel Vecchio Continente: ad attenderli trovano quasi sempre confini sbarrati. E un destino da profughi nei campi di accoglienza, dove operano anche volontari trentini, coordinati da Ipsia.
“Ci sono organizzazioni e persone – e anche volontari trentini – che lavorano in quei campi, in quelle zone, con quelle persone”, sottolinea Roberto Calzà, Referente Pastorale della migrazioni della Diocesi di Trento: la campagna, dunque, punta anche a raccogliere fondi per sostenere quelle attività, in particolare nel campo profughi di Lipa, in Bosnia Erzegovina.
Con i finanziamenti si vorrebbe anzitutto realizzare una lavanderia, fondamentale per garantire un’igiene basilare e scongiurare la diffusione della scabbia.
Da sinistra a destra: Olha Vozna, coordinatrice Ipsia (Acli); Emiliano Bertoldi, coordinatore di Atas per CNCA; Francesca Lunardi, Movimento dei Focolari; don Cristiano Bettega, delegato Area Testimonianza e Impegno sociale della Diocesi di Trento; Massimiliano Pilati, Forum trentino per la pace e i diritti umani; Nicole Corritore, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa/CCI; Roberto Calzà, Referente Pastorale della migrazioni della Diocesi di Trento.
La campagna di sensibilizzazione si pone l’obiettivo di suscitare maggiore consapevolezza su questa ferita aperta nel cuore dell’Europa, negli stessi territori insanguinati dalla guerra degli anni Novanta. Una ferita che ci riguarda profondamente: la rotta balcanica – è sempre più evidente – non ha come destinazione l’Italia ma la ricomprende, attraversandola in direzione dei passi alpini piemontesi o lungo la direttrice del Brennero.
L’intera iniziativa vedrà un evento di lancio sabato 29 maggio, alle ore 17.30, in occasione della Giornata internazionale dei Peacekeepers, i promotori di pace, data significativa anche per la storia del Trentino in quanto, quel giorno, si ricorda anche il martirio di Sisinio, Martirio ed Alessandro: l’iniziativa sarà trasmessa dalla Sala Conferenze della Fondazione Caritro in streaming sul canale YouTube della Diocesidi Trento (Servizio Comunicazione), sulle pagine Facebook di Vita Trentina e OBC Transeuropa e in TV su Telepace Trento.
Ai saluti istituzionali, seguiranno ospiti in presenza e in collegamento dalla Bosnia: tra loro l’ambasciatore d’Italia a Sarajevo, Nicola Minasi e i volontari attivi sul campo. Coordina Nicole Corritore, giornalista di OBC Transeuropa/CCI.
A sostegno della campagna “Cambiamo rotta!” è stato realizzato anche un video-reportage (la regia è del giornalista-videomaker Paolo Martino, collaboratore di OBC Transeuropa/CCI) che raccoglie, tra le altre, la testimonianza di due giovani migranti, arrivati di recente in Trentino dopo aver attraversato con grande difficoltà la rotta balcanica.
Per contribuire, con la causale PROGETTO BALCANI:
Opera Diocesana Pastorale Missionaria Cassa Rurale Alto Garda IBAN: IT 28 J 08016 05603 000033300338. Conto corrente postale n. 13870381.
Per i privati che usufruiscono della DETRAZIONE IRPEF Opera Diocesana Pastorale Missionaria – sezione ONLUS Cassa Rurale Alto Garda IBAN: IT 70 L 08016 05603 000033311172. Conto corrente postale n. 30663371.
Il Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani esprime ancora una volta la propria costernazione davanti alla recrudescenza del conflitto israelo-palestinese e alle gravi conseguenze per la popolazione civile.
Palestine 2009. Israel’s Wall in Bethlehem, West Bank.
La terribile escalation di violenza fa seguito all’appoggio istituzionale e militare concesso ai coloni israeliani per espellere i palestinesi dalle loro case in diversi quartieri di Gerusalemme Est, in un contesto segnato dall’inazione e dall’impotenza della comunità internazionale.
Il mondo intero ha assistito per settimane alle provocazioni di fanatici coloni israeliani in marcia sulla città vecchia, seguite dalla chiusura ai palestinesi dei luoghi santi sulla Spianata della Moschea per la fine del Ramadan.
Questi atti sono la conseguenza di un più generale allontanamento da ogni tipo di negoziazione e di ricerca della pace da parte degli ultimi governi israeliani. I comunicati di rito delle istituzioni internazionali non bastano più a ristabilire il precario equilibrio sociale nella terra di Palestina e in Israele, dove quest’ultimo solo poche settimane fa è stato definito un “regime di apartheid” dalle voci autorevoli di Human Rights Watch e dell’organizzazione per i diritti umani israeliana B’Tselem. È assolutamente necessario, come più volte ribadito dall’ONU, che anche allo Stato di Israele venga imposto di applicare il diritto internazionale: deve cessare la mancanza di accountability, di responsabilità per le violazioni compiute.
Nel contempo la leadership palestinese ormai soffre di una debolezza cronica, diretta conseguenza delle difficoltà giuridiche, economiche e sociali derivanti dall’occupazione militare. Il comportamento del governo israeliano è chiaramente ostile allo svolgimento delle elezioni nei territori palestinesi, pertanto ancora una volta dovrebbe essere l’Unione Europea ad assumersi la responsabilità di vigilare sulla fine delle violazioni dei diritti umani e per una ripresa di un processo di pace.
Il Forumpace, in sinergia con le organizzazioni che lavorano in quei territori (come l’Associazione “Pace per Gerusalemme”) continuerà a favorire il dialogo tra i popoli palestinese e israeliano. Fermamente chiediamo che l’Italia si faccia promotrice di un’azione diplomatica di pace e di rispetto del diritto internazionale presso le Nazioni Unite e l’Unione Europea con lo scopo di:
fermare questa nuova ondata di violenza, intimando ad Hamas di fermare il lancio dei razzi ed al governo israeliano di fermare qualsiasi tipo di ritorsione e di rimuovere l’assedio a Gaza;
impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di diritto internazionale per fermare l’espropriazione e la demolizione delle case a Gerusalemme Est;
esigere dal governo israeliano di rimuovere tutti gli ostacoli alla realizzazione di elezioni libere e regolari in Cisgiordania, Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza, come previsto dagli accordi di Oslo, firmati dalle parti;
sostenere e assistere l’Autorità Nazionale Palestinese per l’organizzazione e la realizzazione del processo elettorale;
inviare osservatori internazionali neutrali per monitorare il processo elettorale;
fermare a livello nazionale ed europeo la cooperazione militare con lo Stato di Israele, in quanto parte funzionale e integrante del sistema repressivo e di occupazione militare dei territori palestinesi;
agire in sede ONU per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere ai due Stati di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità