Verso Trento “Città in difesa di”

Prosegue il cammino di costruzione di Trento come prima shelter city italiana: un percorso avviato tre anni fa e portato avanti dal Forum della Pace come parte attiva del Nodo trentino della Rete “In difesa di”.

Due incontri, due serate per parlare duri ed attuali come la criminalizzazione della solidarietà e la privatizzazione dei beni comuni.

Due serate con molti ospiti: da Padre Alex Zanotelli che ci parlerà della quotazione in borsa dell’acqua a Francesco Martone, della rete In Difesa Di, che dall’Ecuador testimonia la lotta dei difensori della Terra; da Yohana Lopez di Justicia y Paz Colombia a Francesca Nugnes di PBI, sull’aumento delle violazioni di diritti umani in Colombia, ma anche gli strumenti di organizzazione e resistenza delle comunità; da Stefano Bleggi di Meltin Pot Europa, a RiVolti ai Balcani che ci portano i racconti e le denunce verso chi aiuta migranti e rifugiati in Italia.

E, ancora, i contributi di municipi catalani e della rete REDS di Barcellona, già impegnati come territori In Difesa Di, al fianco di chi difende i diritti nel mondo.

Questo doppio appuntamento chiude la parte seminariale del percorso di costruzione di Trento quale Città in difesa di: durante le due serate verranno aggiunti alcuni tasselli al complesso mosaico in cui ci muoviamo quando parliamo di difesa delle e dei difensori dei diritti umani.

A novembre c’è stata occasione per riflettere sulla forte pressione della dimensione pandemica sull’aumento di minacce e di assassinii mirati contro HRD: in questo doppio appuntamento, invece, saranno la questione della criminalizzazione della solidarietà e la sua connessione con la finanziarizzazione delle risorse, a partire dall’acqua, i temi centrali del dibattito organizzato dalle associazioni del Nodo Trentino, in collaborazione con Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell’Università degli Studi di Padova, Terra Nuova, Un Ponte Per , con il contributo dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese e il sostegno della Provincia Autonoma di Trento.

Acqua e solidarietà. Le restrizioni alle azioni di chi difende i diritti umani e i beni comuni

La quotazione in borsa dell’acqua – dello scorso 7 dicembre – è l’emblema della privatizzazione della vita, e viola i diritti umani. E’ direttamente responsabile di guerre, carestie, migrazioni e sfollamenti forzati di intere popolazioni. Chi si oppone all’accaparramento delle risorse vitali, e alla difesa di territori e culture, viene minacciato o ucciso. Chi difende le e gli attivisti, viene criminalizzato. Chi fugge dalle conseguenze della scarsità e della privazione dell’acqua, viene incarcerato, e così, chi si mette coscientemente dalla loro parte.

Un aspetto preoccupante del momento storico che stiamo vivendo, è dunque la criminalizzazione di una solidarietà che possiamo definire militante, attenta alle radici politiche ed economiche dei fenomeni di impoverimento e di conflitto sociale. 

Per una giustizia globale: strumenti ed iniziative

Il focus della seconda parte di seminario, prevista per il 30 aprile, è sul “Laboratorio Colombia” con Peace Brigades International e Justicia y Paz Colombia.

Si analizzeranno soluzioni, pratiche e metodologie verso la costruzione di un osservatorio europeo dei diritti umani e per la giustizia globale, capace di promuovere la diversità culturale e lotta contro la discriminazione, con alternative socioeconomiche trasformatrici.

Il Forum Pace aderisce all’appello della Fondazione S. Ignazio sulla residenza Fersina

Rilanciamo questa lettera, nata dal lavoro congiunto e dalla collaborazione della rete di soggettività che concorrono a comporre il Coordinamento Accoglienza Vallagarina, con cui anche il Forum è in dialogo.

La Fondazione S. Ignazio, pur con la sofferenza  che traspare dalle sue considerazioni, ha trovato il coraggio di denunciare una situazione che si trascina oramai da troppo tempo.

Le scelte adottate ormai più di due anni fa dall’Amministrazione provinciale rispetto all’accoglienza di persone migranti e richiedenti asilo hanno rivelato i limiti e le incongruenze che fin dal principio numerose realtà associative della società civile avevano segnalato. Molti avevano allora obiettato che allontanare quelle donne e quegli uomini (arrivati in Trentino da Paesi disastrati) da soluzioni abitative distribuite sul territorio dove costruire condizioni di accoglienza e rispetto, per concentrarli in poche strutture, era una soluzione che si sarebbe ben presto rivelata inadeguata da ogni punto di vista.

Per molte di queste persone che stavano sperimentando forme di inserimento nelle comunità attraverso la scuola e il lavoro, si è interrotto un cammino, alcune opportunità sono state perdute, con effetti sulla dispersione scolastica e con la riduzione di diritti fondamentali (che per altro la magistratura ha ben presto riconosciuto come legittimi).

La concentrazione a Trento dei migranti e richiedenti asilo in centri inadatti allo scopo soprattutto in questo periodo di pandemia, e la riduzione dei servizi a poco più che vitto e alloggio, non ha prodotto alcun risultato positivo.

Il personale volontario è stato invitato a “starsene fuori” e decine di ragazzi hanno perso riferimenti che si erano rivelati preziosi per la costruzione di un proprio futuro.  Alcune Associazioni hanno continuato ad assicurare sostegno e aiuto, ma quanti sono arrivati nel nostro Trentino dopo il 2018 hanno trovato servizi gravati da difficoltà e divieti che hanno impoverito quel tessuto di accoglienza che il precedente sistema aveva costruito.

Da qualche tempo, finalmente, l’amministrazione provinciale ha riconosciuto l’opportunità di chiudere anche la residenza “Fersina” e di ricollocare in modo più decoroso il centinaio di persone che ancora vi alloggia, per le quali, con la collaborazione di realtà che operano nel campo dell’assistenza e dell’accoglienza, sono state individuate delle soluzioni abitative alternative. A seguito di questo orientamento i soggetti coinvolti hanno assunto impegni, modificato i propri piani di lavoro, destinato del personale.

Ora la Provincia ha rimesso tutto in discussione e per quei cento “dimenticati” tutto torna in alto mare.

Il “fai e disfa” non giova a nessuno: non ai migranti che hanno visto alcuni di loro lasciare la struttura e sono rimasti spettatori; non a una prospettiva di accoglienza diffusa di cui molti cittadini hanno sperimentato la validità. Non possiamo stare zitti di fronte a questo ennesimo esempio di improvvisazione.

Un’ultima osservazione: molti di coloro che sono stati concentrati nelle strutture di raccolta e lì parcheggiati e seguiti in modo discontinuo, non hanno ancora acquisito gli strumenti necessari – la conoscenza della lingua italiana in primo luogo – per vivere in senso pieno la vita nel nuovo contesto. Ciò li pone in una condizione marginale, provvisoria e insignificante rispetto a quanti potrebbero invece guardare a loro come a nuovi cittadini e al tessuto sociale in cui dovrebbero inserirsi.

Le associazioni che firmano questa presa di posizione si associano alla Fondazione S. Ignazio e a quanti con essa hanno sottoscritto il comunicato stampa recentemente pubblicato e auspicano che finalmente esca dall’ombra una realtà che la pandemia può aver allontanato dai nostri pensieri, ma che continua a gridare la sua insostenibilità.

Associazioni firmatarie

  • Associazione “Ubalda Girella”
  • Associazione Noi Oratorio Borgo Sacco
  • Associazione S. Caterina, Rovereto
  • Associazione “La macchia”
  • Associazione “Lucicate”
  • ANPI Rovereto e Vallagarina
  • MLAL (Movimento Laici America Latina)
  • Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Centro Pace Ecologia Diritti Umani Rovereto

Adesioni individuali

  • Bruna Fiorini
  • don Sergio Nicolli
  • Camillo Zadra

La differenza dell’essere

La rassegna “La differenza dell’essere. Donne e uomini come risorse per sviluppare uguaglianza e giustizia“, promossa dall’associazione Giovani Arco ha visto la partecipazione dei Comuni di Arco, Dro e Drena, un lavoro di rete per lanciare una riflessione lunga, articolata, sul tema della violenza sulle donne, “per il quale c’è un grande muro culturale da abbattere”, ribadisce il sindaco di Arco, Alessandro Betta.

Dopo l’appuntamento dell’8 marzo, lunedì 15 marzo sarà l’occasione per riflettere sul modo con cui i giovani e le giovani vivono temi centrali nella vita di ciascuno, dalla sessualità al rapporto con l’altro: Crescere uominiinfatti, raccoglie le risposte di oltre mille ragazzi alla domanda “come vivete sessualità, pornografia e sessismo?”. Parole preziose, che raccontano di una generazione che non vede più negli adulti dei riferimenti educativi e che delega a YouPorn la propria educazione sessuale e sentimentale.

Per partecipare, basta scrivere a ass.giovaniarco@yahoo.it.

L’autrice Monica Lanfranco sarà anche la formatrice del corso “Governare le relazioni: so-stare nella crisi. Politica e cittadinanza attiva alla prova della democrazia sessuata”, un seminario di formazione online che si svolgerà il 28 marzo e l’11 e il 18 aprile, dalle 18 alle 20.30.

Una rassegna intensa, che si snoderà tra l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, e il 25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne: un percorso di senso, che metterà al centro della discussione la lotta contro la violenza e le discriminazioni di genere ma anche temi come la sessualità, la pornografia, il rapporto dei giovani e delle giovani con la sfera degli affetti e con il proprio corpo. E, ancora, spettacoli teatrali, concerti, seminari e percorsi di formazione.

“L’associazione Giovani Arco è contenta di essere una risorsa del territorio, il nostro augurio è che questo progetto si riveli all’altezza delle grandi ambizioni che l’hanno mosso”, racconta Cristina Bronzini, volontaria dell’associazione. “È importantissimo diffondere una cultura diversa, in particolare vogliamo aiutare le donne ad alzare la testa a non sopportare più e a non nascondere la violenza, ma a ribellarsi e a pretendere una vita degna di rispetto e d’amore“.