Il Trentino contro le discriminazioni

Martedì 23 novembre il Centro per la Cooperazione Internazionale ed il Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani presenteranno lo Sportello Antidiscriminazioni di Trento, tra le principali attività in corso in Trentino nell’ambito del progetto europeo Ingrid – Intersecting Grounds of discrimination in Italy.

Il ruolo e l’operato dello Sportello Antidiscriminazioni viene così rilanciato dalla collaborazione tra CCI e Forumpace che presenteranno il progetto al pubblico martedì 23 novembre dalle ore 11:00 alle ore 12:30 presso la Sala Conferenze della Fondazione Caritro, Via Calepina 1, a Trento.

La presentazione sarà introdotta da Rossella Vignola (Centro per la Cooperazione Internazionale) e vedrà la partecipazione di Chiara Maule, Assessora per il Comune di Trento con delega in materia di politiche sociali, familiari ed abitative, Chiara Lucchini, Presidente dello Sportello Antidiscriminazioni e Katia Malatesta, Vice-Presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani.

A causa delle misure di prevenzione e contenimento della diffusione del virus Covid-19, per partecipare all’evento sarà necessario il Green Pass. 

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sui profili Facebook del Centro per la Cooperazione Internazionale e dello Sportello Antidiscriminazioni di Trento.

Lo Sportello Antidiscriminazioni

Nato nel 2019 su iniziativa volontaria di un gruppo di cittadine e cittadini con competenze ed esperienze professionali maturate in ambiti diversi – dal diritto all’antropologia, dall’informatica alle scienze sociali – lo Sportello antidiscriminazioni di Trento è divenuto un servizio essenziale sul territorio contro le discriminazioni di ogni natura (etnica, religiosa, sessuale, di genere, per disabilità o per età, etc.). Punto di forza dello Sportello è l’adozione di un approccio intersezionale attento alle tante dimensioni che compongono l’identità individuale e che spesso determinano specifiche dinamiche di discriminazione, svantaggio, esclusione. 

Ascolto e supporto alle vittime, emersione di casi e raccolta dati sulla dicriminazione, advocacy e iniziative di sensibilizzazione sono le aree in cui lo Sportello interverrà anche in collaborazione con la rete dei servizi e delle/i professioniste/i sul territorio, intrecciando e valorizzando esperienze e competenze utili a costruire una solida comunità di pratiche locale idonea a fornire ai destinatari del servizio tutto il supporto necessario. 

In attesa di una sede priva di barriere architettoniche, lo Sportello è raggiungibile  telefonicamente dal lunedì al sabato al numero 0461 1531201 e in qualsiasi momento all’indirizzo email info@antidiscriminazioni.trento.it e attraverso la pagina webhttp://www.antidiscriminazioni.trento.it.

Il progetto INGRID

L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto Ingrid cofinanziato dall’Unione europea nella cornice del Programma “Diritti, Uguaglianza, Cittadinanza” 2014-2020. Ingrid intende contribuire al pieno riconoscimento della complessità delle dinamiche di esclusione e discriminazione che interessano in particolare i gruppi più vulnerabili. L’obiettivo è migliorare gli strumenti di tutela, aumentare la consapevolezza sulle discriminazioni nascoste e giungere a una piena realizzazione dei diritti di cittadinanza. Attraverso attività di ricerca, formazione, scambio di buone pratiche e sensibilizzazione, il CCI e la sua rete di partner promuovono un approccio innovativo che attraverso la “messa in pratica” dell’intersezionalità mira a una più efficace tutela contro tutti gli atti discriminatori. 

Per informazioni

SPORTELLO ANTIDISCRIMINAZIONI DI TRENTO

 Giorgia Decarli, coordinatrice Sportello

info@antidiscriminazioni.trento.it 

CENTRO PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Rossella Vignola, coordinatrice progetto Ingrid

rossella.vignola@cci.tn.it

Portami a vedere la notte

Dai campi di concentramento dello sterminio nazista, ai campi sgombrati dei Rom e dei Sinti nell’Europa di oggi. Storie di quotidiana resistenza oltre i pregiudizi, alla scoperta dell’anima di un popolo.

Dopo Roma, in sala a Trento il 17 Novembre, al cinema Modena, ore 20,30 (necessaria la prenotazione) la
pellicola “Portami a vedere la notte” della regista trentina Lia Giovanazzi Beltrami e di Alberto Beltrami che
con occhio attento si propone di raccontare “solo quello che è”, senza indulgere nella commiserazione, nella
denuncia, nel pietismo. Produttore esecutivo Gian Luca Magagni, alla macchina da presa Gino Sgreva con
Andrea Morghen.

Portami a Vedere la Notte è un docu-film che permette di entrare in contatto con un mondo ai più sconosciuto quello dei sinti e dei rom. Il racconto porta a conoscere gli aspetti della loro cultura, la semplicità del vivere a contatto con la natura, la voglia di essere parte di un unico mondo vissuto da una sola razza quella umana, frutto dell’incontro di culture diverse. Nel docu-film la particolare forte luce interna che trasmettono i protagonisti di Portami a Vedere la Notte a momenti si scontra con i non luoghi di vita di alcuni di loro, per poi riprendere con forte intensità nei luoghi immersi nel verde creando un coinvolgente ritmo visivo.

Da un’idea di Gian Luca Magagni, Aizo Odv promotrice del docu-film in stretta collaborazione con lo staff di Aurora Vision per la regia di Lia e Alberto Beltrami, produzione di Andrea Morghen, direttore della fotografia Gino Sgreva, ha scelto di iscrivere ai festival internazionali Portami a Vedere la Notte per poter portare in ogni casa del mondo un messaggio che appare semplice: insieme è possibile realizzare un mondo migliore.

Convenzione Onu sui diritti dell’ Infanzia e dell’ Adolescenza

La Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è stata adottata il 20 novembre del 1989 ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990. Rappresenta il primo strumento giuridico fondamentale volto a tutelare tutti i bambini e le bambine e impone agli Stati obblighi di promozione e protezione, inducendoli a rafforzare i mezzi di tutela esistenti e sollecitandoli a lavorare per un cambiamento culturale che veda tutti i minori di 18 anni come i veri soggetti dei diritti sanciti. (fonte)

È un documento molto importante perché riconosce, per la prima volta espressamente, che anche i bambini, le bambine e gli adolescenti sono titolari di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici, che devono essere promossi e tutelati da parte di tutti.

Save The Children

La campagna comunicativa sulla Convenzione

Vista l’importanza, di dare voce a chi troppo spesso è considerato “immaturo” per essere ascoltato, il forum ha deciso di far realizzare una campagna comunicativa sulla Convenzione CRC proprio ad una ragazza minorenne, direttamente interessata da tale Convenzione.

Il progetto è stato realizzato all’interno dell’ alternanza scuola-lavoro svolta al Forum da una studentessa del Liceo Steam International di Rovereto, Sofia, lo scorso luglio. Un percorso formativo, con Natalina Mosna del Comitato Provinciale di Unicef Trento e con lo staff interno del forum, ha preceduto la progettazione della campagna social. Dalla storia della convenzione, alla progettazione artistica e gli strumenti comunicativi, fino alla metodologia di raccolta delle fonti, la giovane studentessa ha potuto raccogliere le competenze necessarie per sviluppare in semi-autonomia una campagna comunicativa, che ha scelto come strumento di diffusione il social Instagram.

Inoltre, Sofia, ha realizzato del materiale didattico sulla Convenzione tramite la piattaforma Mentimeter da utilizzare nelle scuole durante le attività che il Forum svolge regolarmente durante l’anno.

Qual è la situazione ad oggi sui diritti?

Purtroppo ancora oggi, molti dei diritti enunciati nella Convenzione, non vengono rispettati neanche nel nostro paese. Come il diritto di praticare attività sportiva e di stare all’aria aperta, che è ovviamente strettamente connesso alla responsabilità di tutelare la salute del fanciullo, presente nell’articolo 27: “Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale.”

(dati 2016) https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/lo-stile-di-vita-dei-bambini-e-dei-ragazzi_1.pdf

Articolo 12.

Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere
liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo
debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità.

I bambini e le bambine sono considerati nella nostra società degli adulti non ancora sviluppati, e perciò le loro idee e le loro opinioni non sono mai prese in considerazione veramente. Noi crediamo fortemente invece nella grande capacità dei minorenni di dare il proprio contributo alla società. Siamo impegnati in progetti che promuovono la partecipazione giovanile, come Partecipaizone.Lab e le Consulte Giovanili. Inoltre quest’anno, il premio del forum per il Religion Today Film Festival è andato al film Blue Girl, che parla di un gruppo di bambini e bambine che, costruendo da soli un campo da calcio, hanno partecipato attivamente alla propria comunità, implementandone le possibilità.

Nonostante i progressi degli ultimi 30 anni, i diritti dei bambini continuano ad essere a rischio in tutto il mondo. Proprio per questo, tutelare i diritti delle categorie più vulnerabili, quali i bambini, è uno dei passi fondamentali per la realizzazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Solo mettendo al centro i diritti dei più piccoli sarà possibile lasciare un mondo migliore alle generazioni che verranno.

Osservatorio diritti

Cop26. Qualcosa si muove?

Era il 1992 quando venne firmata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici  (United Nations framework convention on climate change o Unfccc). La convenzione, firmata da 165 Stati e rettificata nel corso degli anni da 196 Stati, è focalizzata soprattutto sul contenimento delle emissioni di gas serra per contrastare il surriscaldamento globale dovuto alle attività antropiche: 

ARTICLE 2:

OBJECTIVE

The ultimate objective of this Convention and any related legal instruments that the Conference of the Parties may adopt is to achieve, in accordance with the relevant provisions of the Convention, stabilization of greenhouse gas concentrations in the atmosphere at a level that would prevent dangerous anthropogenic interference with the climate system. Such a level should be achieved within a time frame sufficient to allow ecosystems to adapt naturally to climate change, to ensure that food production is not threatened and to enable economic development to proceed in a sustainable manner. 

Fonte: http://unfccc.int/resource/docs/convkp/conveng.pdf 

L’obiettivo finale della presente Convenzione e di ogni relativo strumento giuridico che la Conferenza delle Parti possa adottare è di conseguire, in conformità con le pertinenti disposizioni della Convenzione, la stabilizzazione delle concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera a un livello tale da prevenire pericolose interferenze antropiche con il sistema climatico. Tale livello dovrebbe essere raggiunto entro un lasso di tempo sufficiente per consentire agli ecosistemi di adattarsi naturalmente ai cambiamenti climatici, per garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e per consentire lo sviluppo economico di procedere in modo sostenibile. 

Da questo momento in poi, il cambiamento climatico entra nel dibattito politico e sovranazionale, arrivando alla organizzazione della prima Cop, ossia la Conferenza delle Parti (gli stati mebri della UNFCCC e osservatori accreditati) svoltasi a Berlino nel 1995. Il protocollo di Kyoto del 1997 e gli Accordi di Parigi del 2015 sono frutto proprio della Cop, anche se i risultati di tali accordi non si sono ancora visti e le promesse fatte allora non sono state mantenute.

Ma allora perché è così importante la Cop26? 

Questo video lo spiega molto bene: 

Proprio così, l’azione individuale può essere uno strumento per combattere il cambiamento climatico, ma non è sufficiente, proprio perché non c’è abbastanza tempo per aspettare che tutte le persone cambino il proprio stile di vita e soprattutto perché questo non sarebbe sufficiente. Necessitiamo di grandi cambiamenti che solo chi ha il potere di controllare grandi risorse può portare, ossia le istituzioni politiche. 

In questo momento si sta decidendo il nostro futuro, o meglio, si sta decidendo se riusciremo quantomeno ad averne uno. 

E quindi? Cosa è stato deciso fino ad ora alla Cop26? 

  • Un susseguirsi di discorsi di rappresentanti politici  delle principali potenze economiche mondiali ha inaugurato i lavori della conferenza. Belle parole che richiamano all’unità, alla responsabilità e all’azione, “L’abbiamo visto con la pandemia, non possiamo avere successo nelle sfide internazionali senza coordinamento.” dice Emmanuel Macron, Presidente della repubblica francese. Discorsi che però traspirano una certa  dose di “paternalismo” verso i paesi poveri, i più colpiti dagli effetti del surriscaldamento globale, “Sono i paesi poveri che vivono le peggiori conseguenze della crisi climatica. Tutte le economie sviluppate devono perciò contribuire nell’aiutarle”. dimenticandosi del fatto che proprio in quei paesi sono attivi moltissimi progetti innovativi e sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, ai quali invece dovremmo prendere ispirazione e donare un po’ di ascolto e considerazione. Non manca, ovviamente nel discorso di Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti D’America, il rimando all’economia , che risulta ancora una volta la guida per la nazione capitalistica per eccellenza, definendo i cambiamenti climatici non solo un problema ma anche “un’incredibile opportunità per l’economia mondiale nel contesto di una crescente catastrofe”
  • Corridoio marino del Pacifico tropicale orientale  

I governi di Panama, Ecuador, Colombia e Costa Rica, hanno annunciato un progetto di riserva Marina di oltre 500mila chilometri quadrati. Un corridoio interdetto alla pesca proprio in corrispondenza della rotta migratoria di tartarughe marine, balene, squali e razze. (Fonte)

  • Global Methane Pledge 

Un patto volto a ridurre del 30 per cento le emissioni di metano entro il 2030. Tra i firmatari troviamo importanti economie come gli Stati Uniti, il Brasile, la Germania e anche l’Italia, ma mancano alcuni tra i principali responsabili di tale gas. Come Cina, India e Russia. (fonte)

  • Stop ai finanziamenti per i nuovi progetti fossili all’estero

Porremo fine ai nuovi investimenti pubblici diretti nel settore dei combustibili fossili all’estero entro la fine del 2022, fatta eccezione per circostanze limitate e chiaramente definite che sono coerenti con il contenimento del riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi centigradi e con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”. Una presa di posizione importantissima siglata da venti Stati, tra cui Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, e cinque istituti finanziari, tra cui la Banca europea per gli investimenti (Bei). (fonte)

Quest’ultimo punto è uno degli strumenti per raggiungere il cosiddetto NETZERO “Per contenere il riscaldamento globale entro la soglia degli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, è indispensabile azzerare le emissioni nette globali entro il 2050. E azzerare le emissioni nette significa non finanziare più nessun progetto legato al carbone, al petrolio e al gas naturale, ribadisce l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea).” (Fonte

Il punto è che bisogna farlo ora, perché più si aspetta e più drastici dovranno essere i cambiamenti, qualora riuscissimo veramente a rimanere entro la soglia entro il 2050, come si può vedere da questo grafico del “Emissions Gap Report 2021” dell’UNEP 

https://wedocs.unep.org/bitstream/handle/20.500.11822/36994/EGR21_CH3.pdf

Tornare alla terra e proteggere la biodiversità per coltivare la vita

 E mentre in questo momento i Fridaysforfuture protestano a Glasgow, dove sono presenti le principali leader attiviste tra cui Greta Thunberg, tra le varie voci introno alla Cop26, la più delicata quanto dirompente è quella di Vandana Shiva, che più di tutti mostra la sensibilità ecologica necessaria che manca alle attuali istituzioni politiche. 

Perché l’ecologia, citando il titolo del libro di Gregory Bateson*, prima di passare dall’azione deve passare dalla mente. Lo “spostamento” deve essere totale, lo sguardo deve posarsi sulla complessità, il nostro essere deve riconciliarsi con la natura e la possibilità di vita deve estendersi a tutto il vivente e non solo all’essere umano. E Vandana Shiva durante il webinar Regeneration for climate resilience che ha anticipato la Cop 26, con André Leu, direttore di Regeneration international ed ex presidente di Ifoam (International federation for organic agriculture movement), e con Tom Newmark, cofondatore e presidente di The carbon underground, ce lo spiega molto bene, ricordandoci ad esempio che il suolo, considerato dalla nostra cultura qualcosa di inerme, uno spazio vuoto su cui poggiare profitto e guadagno, è in realtà una macro-organismo vivente, la cui salute è fondamentale se vogliamo continuare a vivere su questo pianeta. 

solo una rigenerazione ecologica e culturale basata sulla biodiversità può costruire resilienza climatica per il futuro; non i cibi coltivati in laboratorio, non i biocarburanti, non i crediti di carbonio, perché queste soluzioni ignorano completamente la natura e le sue capacità rigenerative tentando di sostituire tecnologicamente i processi naturali che hanno distrutto e creando nuove opportunità per l’industria dei combustibili fossili di continuare a inquinare”

(fonte)

Ed allora alla parola protezione ambientale bisogna aggiungere la parola rigenerazione, che racchiude quello spostamento di prospettiva necessario per fare pace con la natura. Questo concetto è applicato nell’ Agricoltura Organica Rigenerativa, promossa da Vandana Shiva e che si sta diffondendo anche in Italia grazie a progetti come Defeal e Il bosco di Ogigia

Le parole sono importanti, e nei giorni successivi vedremo se alla Cop26 si continuerà a parlare in termini riduzionistici, trattando la natura come miniera, serbatoio o opportunità economica oppure se l’ecologia della mente, dello spirito e della complessità riuscirà ad entrare nelle agende politiche dei prossimi 30 anni.

La specie umana è “condannata dalla caratteristica così umana di non riuscire a vedere il quadro generale”, però ora il quadro lo riusciamo a vedere e “comprendiamo il problema e sappiamo come invertire la rotta” e dunque “la nostra motivazione non dovrebbe essere la paura, bensì la speranza”

David Attenborough, naturalista e divulgatore scientifico, alla Cop 26.

*”Verso un’ecologia della Mente”, Gregory Bateson, 1972

Raccontare la solidarietà con Stories d’istanti

Stories d’istanti è un corso/concorso rivolto agli studenti delle scuole superiori del Trentino – licei, istituti tecnici e istituti di formazione professionali della provincia di Trento – e punta sulla voglia di raccontare storie presenti in ciascuno di noi, ma in particolare nei giovani.

Ad organizzarlo è Ipsia, Istituto Pace Sviluppo Innovazione delle Acli del Trentino ODV, ed i temi che intende esplorare sono quelli di cui si occupa quotidianamente questa realtà, in Trentino e nel mondo: solidarietà, accoglienza, cooperazione allo sviluppo, lavoro.

I percorsi proposti ai partecipanti sono due: la scrittura letteraria, o creativa (fino alla stesura di un racconto) e la multimedialità (così come declinata in particolare nel web e nei social network, Facebook, Instagram e quant’altro). Iscrizioni fino al 15 novembre.

Le attività si svolgeranno a partire da novembre 2021, indicativamente nel pomeriggio o nei week end, per non interferire con i normali percorsi scolastici, e potranno essere online o in presenza. La parte formativa si concluderà entro luglio 2022. La premiazione è prevista per settembre/ottobre 2022.

Crediamo inoltre che i giovani oggi abbiano qualcosa da dire, anche su temi come la solidarietà, l’accoglienza, l’emarginazione, il conflitto sociale” si legge nel comunicato stampa. “Questo è un concorso, ma crediamo che la cosa più importante sia partecipare; prima ancora degli esiti finali della competizione e della relativa premiazione, quello che conta è fare un tratto di cammino assieme, confrontandosi, mettendosi in discussione, imparando gli uni dagli altri, e mettendo infine alla prova il proprio talento”.

Humans of Trentino: un percorso sulla diversità interculturale

Il progetto “Humans of Trentino” ha come obiettivo quello di mettere in luce e favorire l’uguaglianza, la solidarietà e i legami tra tutti i cittadini e i rappresentanti dei diversi gruppi sociali e culturali che, partendo dalla diversità che li caratterizza, hanno lottato insieme contro la pandemia, diventando un nuovo pilastro di una città sostenibile e inclusiva.

Ad organizzarlo, è Associazione InCo, una realtà impegnata nella promozione e organizzazione di progetti di mobilità internazionale per i giovani. I programmi gestiti dall’associazione spaziano da progetti di volontariato internazionale a esperienze comunitarie che coinvolgono giovani e animatori giovanili provenienti da diversi Paesi.

Il percorso prevede diverse tappe, dalla formazione sulla diversità interculturale e su tecniche di videomaking e storytelling fino ad eventi di restituzione come mostre fotografiche e presentazioni di libri.

Un lungo percorso che si concluderà a maggio 2022 con la presentazione della mappa interattiva Humans of Trentino.

Presentato il Dossier Immigrazione 2021

Il Forumpace ringrazia per la partecipazione dell’evento di ieri pomeriggio in cui è stato presentato il 31° dossier statistico sull’immigrazione curato da Dossier Statistico Immigrazione – IDOS , Confronti e Istituto Di Studi Politici S. Pio V.

Grazie alla relatrice Serena Piovesan, referente provinciale di Idos, ai relatori in presenza e a distanza Paolo Boccagni di Università di Trento e Gianfranco Schiavone del Consorzio Italiano di Solidarietà, che hanno saputo dare uno sguardo europeo, italiano e trentino del fenomeno migratorio.

La pandemia da Covid-19, che nel 2020 ha “bloccato tutto”, non ha fermato invece le migrazioni, sottolineando ancora una volta come il migrare sia un macro-fenomeno globale e quanto sia importante studiarlo e comprenderlo, grazie anche all’utilizzo di strumenti come questo dossier:

A metà del 2020 i migranti nel mondo sono 281 milioni (per il 48% donne), un numero pari al 3,6% dell’intera popolazione planetaria (7,8 miliardi di abitanti), cresciuti in un solo anno di ben 9 milioni.
Così, nonostante le chiusure delle frontiere, i bandi di
ingresso nei confronti dei cittadini di circa 70 Paesi e le oltre 43mila misure direstrizione dei viaggi internazionali adottate, a livello globale, nei primi mesi dell’anno per contrastare la diffusione del Covid-19 (tutte misure che, secondo le stime Oim, avrebbero tenuto bloccate circa 3 milioni di persone bisognose di trasferirsi), l’aumento dei migranti internazionali
ha superato la crescita media del quadriennio precedente (+6 milioni all’anno)

dossierimmigrazione.it

L’attenzione si è rivolta inoltre sulla Rotta Balcanica, che ad oggi è la via principale d’accesso dei migranti extracomunitari per entrare in Europa. Roberto Calzà, referente diocesano per la pastorale delle migrazioni, ci ha raccontato il progetto Cambiamo Rotta! che mira ad aiutare le organizzazioni che operano nei balcani per aiutare e salvare le vite dei migranti.

Ciò di cui si sente soprattutto la mancanza è una classe dirigente dalla levatura culturale, dalla statura politica e soprattutto dalla caratura umana molto più consapevole dell’oggi e all’altezza delle sue sfide globali; una classe dirigente capace di comprendere, in particolare, che sulle politiche dell’immigrazione e dell’integrazione si gioca il destino non solo degli immigrati che vivono in Italia, ma dell’intero Paese, il bene senza eccezioni comune di tutta la collettività; una classe dirigente che tolga dalle secche di un disimpegno politico che dura da decenni le molte ottime idee e sperimentazioni che nel frattempo sono provenute dalla società civile, dal privato sociale e persino da strutture istituzionali (e che riguardano, ad esempio, la revisione dei meccanismi di ingresso dei lavoratori stranieri, il riconoscimento dei titoli di studio, la riforma della cittadinanza, i corridoi umanitari, la gestione dell’accoglienza, le politiche di integrazione); una classe dirigente, quindi, che, sulla base di quella consapevolezza e di questa messa a frutto, sblocchi finalmente il passaggio dalle buone prassi alle politiche, dalle buone proposte alle policy. Ecco: è esattamente a questo che oggi – soprattutto in questo nostro tempo – il Dossier Statistico Immigrazione intende ancora dare il suo contributo.

dossierimmigrazione.it

Video degli interventi

Qui l’intervento del Presidente, Massimiliano Pilati.

Diritti civili, ripartiamo dal nostro territorio

Lettera del nostro Presidente Massimiliano Pilati pubblicata su l’Adige del 02/11/2021

Su L’Adige di oggi, 31 ottobre, il direttore Faustini così commenta la sconcertante scena degli applausi per la riuscita della “tagliola” sul ddlzan: “Quando le istituzioni diventano un bar ai confini del mondo, a prescindere dalle forze politiche che lo trasformano in tale teatro incivile, a perdere siamo tutti noi: politica (sempre più lontana), senso dello Stato (sempre più calpestato), cittadini (sempre più sconcertati).

Da anni sono impegnato nella lotta per i diritti umani, per una società più equa, per la pace e per il disarmo. Purtroppo spesso capita che le battaglie politiche che porto avanti non vengano accolte dalle istituzioni alle quali mi rivolgo, è una cosa che chi lotta mette in conto e si va avanti comunque agendo per un cambiamento positivo della nostra Società.

Raramente però mi è capitato di assistere alla scena in cui parte dei rappresentanti della istituzione più alta della nostra Repubblica, dopo aver “bocciato” il ddl Zan, hanno schernito e offeso con la loro schiamazzante esultanza le persone che speravano invece che il ddl Zan diventasse legge per sentirsi più protetti e sicuri. PERSONE, non gay, non lesbiche, non trans, non disabili (lo sappiamo vero che si parlava anche di abilismo nel ddl Zan??) ma PERSONE. Persone con una loro dignità, un loro vissuto.

Giustamente si può essere in disaccordo con lo stile di vita che una persona sceglie per se, ma non dovrebbe mai mancare il rispetto nei suoi confronti, soprattutto da parte di chi dovrebbe invece rappresentare tutte le italiane e gli italiani, TUTTE, TUTTI (o, se vogliamo imparare ad essere inclusivi partendo dal nostro linguaggio, TUTTƏ) nessuno escluso.

In questi giorni in tutta Italia (e martedì 2 novembre anche a Trento) si stanno tenendo nelle piazze italiane numerose manifestazioni di rabbia, sdegno e denuncia di quanto successo l’altro giorno in Senato. Molte persone si sentono ferite da quanto successo e giustamente vogliono esprimere queste loro emozioni nella piazza. E’ giusto, io, pur non potendo partecipare, sarò con loro. E’ il momento di chiedere rispetto e di far valere la dignità di tutte le cittadine e i cittadini del nostro Paese. In questi giorni ho parlato con molte amiche e amici LGBT+ e ho percepito in loro tanta delusione, rabbia, senso di abbandono e sfiducia nelle nostre istituzioni.

Per questo mi permetto di lanciare un appello alle istituzioni più vicine a noi cittadini: ai nostri Comuni, alla nostra Provincia. Diamo un segnale a queste persone, facciamo sentire loro la nostra vicinanza, non solo simbolica. Pensiamo a dei dispositivi che possano andare loro incontro e soprattutto stimoliamo e facciamo pressione sul Governo e sul Parlamento nazionale perché non accadano più cose del genere e perché finalmente si pensi a tutelare parte della nostra società civile che non si sente ne rispettata ne tutelata.

La maggioranza del nostro Paese trova assolutamente normale questo. Si badi bene, non è solo una questione politica, è anche cosa culturale e infatti nell’appellarmi alle nostre istituzioni territoriali penso anche alla necessità di portare nelle nostre valli e nelle nostre case i temi dei diritti civili, del rispetto per l’altro (chiunque esso sia) e si contribuisca a creare un sereno clima di convivenza.

Nelle recenti elezioni amministrative tenutesi in varie parti d’Italia abbiamo assistito ad un pericoloso segnale di abbandono del voto da parte di moltissime persone, recuperiamo la fiducia dei cittadini e delle cittadine (TUTTƏ) nelle istituzioni, partiamo dal nostro territorio, partiamo dal Trentino.

Massimiliano Pilati
Presidente Forum trentino per la pace e i diritti umani