PER UN NUOVO MODELLO DI TUTELA PER I DIRITTI UMANI E DI CHI LI DIFENDE

Nel mondo le persone difensore di diritti umani ed ambientali sono sotto attacco. Una recrudescenza che va di pari passo con l’accaparramento di terre e risorse e che si alimenta dell’erosione dei sistemi democratici. 

Società civile, organizzazioni sociali, università ed istituzioni stanno anche in Italia collaborando per  realizzare programmi di protezione ed accompagnamento per stare al fianco di chi è in prima linea nelle lotte contro le discriminazioni e le ingiustizie:  difensore e difensori dei diritti umani e dell’ambiente sono il volto visibile di quella parte dell’umanità che si mobilita lavorando e lottando per un futuro migliore ed un un sistema socioeconomico più equo. 

Sono persone scomode perché si oppongono a dittature e regimi oppressivi, si battono per la libertà di espressione,  contro le discriminazioni e le ingiustizie; sono giornalisti che documentano abusi, docenti e ricercatori, attiviste ed attivisti che difendono acqua, terra, ecosistemi, territori sacri. 

Le persone difensore dei diritti umani sono il volto visibile di movimenti, organizzazioni, comunità, popoli che rivendicano il proprio diritto a esistere, a mobilitarsi, a difendere la propria dignità.

Il nostro Paese, grazie alla proposta  della società civile attiva – organizzata nella piattaforma In Difesa Di –  ha recepito nel 2018 le linee guida europee in materia. Alcune città italiane hanno coraggiosamente raccolto la sfida e sono partiti i primi programmi di “Temporary Relocation”, ovvero un’ accoglienza temporanea per persone difensore, solitamente di 3 o 6 mesi, per permettere loro di ricevere protezione, di riposarsi, di riprendersi da traumi, di denunciare e creare alleanze internazionali. 

Trento, prima città ad assumere il ruolo di “Città In Difesa Di”, sta sperimentando insieme a Padova la prima esperienza di accompagnamento e protezione di alcuni difensore/i. I due ospiti del programma saranno presenti all’incontro, osservando le necessarie linee guida per la loro sicurezza ed incolumità. 

L’evento del 16 dicembre, ospitato dall’Università di Trento, nella sua prima parte presentarà il lavoro della ricercatrice Marzia Deflorian, al tempo collaboratrice dell’associazione trentina Yaku: “Le esperienze di Temporary relocation come luoghi di protezione per le attiviste e gli attivisti dei diritti umani. Linee guida per la creazione in Trentino di una Città In Difesa Di per difensore dei diritti umani minacciate”, che grazie alla supervisione scientifica del Centro Studi Difesa Civile e alla guida accademica dell’Università degli Studi di Trento, ha permesso di indagare e raffrontare i principali programmi di protezione per Human Rights Defenders (HRD) in Europa, ed aiutare così la costruzione di linee guida utili per territori ed istituzioni italiani. Un lavoro promosso da Fondazione Caritro, che ha voluto credere in un percorso innovativo e rivolto in primis alla popolazione trentina, ma che ha avuto rilievo su tutto il territorio nazionale, in stretta connessione con i partner europei coinvolti.

Saranno presenti: la ricercatrice Marzia Deflorian, la responsabile scientifica, professoressa Luisa Del Turco del Centro Studi Difesa Civile, la responsabile accademica e presidente di “Scholar at risk” (SAR) professoressa Ester Gallo, e le associazioni coinvolte, ovvero Yaku ed il Forum Trentino per la Pace ed i Diritti Umani.  Ospite d’eccezione, la docente e ricercatrice yemenita Ghanya Al Naqeb già docente di scienze alimentari dell’università di Sana’a nello Yemen e attualmente impegnata presso il Centro Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Trento grazie all’appoggio e alla protezione del programma per docenti minacciati di SAR .

La seconda parte dell’incontro sarà invece dedicata ai Programmi delle Città Rifugio: Trento e Padova in primis, ma anche Verona, che ha da poco promosso con una mozione, l’affiliazione della città alla rete delle Città Rifugio in Italia. 

Per Trento il Centro per la Cooperazione Internazionale – con la direttrice Chiara Sighele – che sta coordinando il programma, illustrerà sfide e difficoltà di questa prima accoglienza, che gestirà in maniera coordinata fino a marzo con il Nodo Padovano In Difesa Di, per cui interverrà Marco Ramigni di Operazione Colomba.

Ma soprattutto, saranno i due difensori a raccontarsi: provenienti dall’Africa, impegnati in attività di denuncia e giornalismo per i diritti delle donne e dei bambini, hanno subito una pesantissima azione di pressione e minaccia, acuita dall’uccisione di alcuni colleghi negli ultimi mesi. 

Trento e Padova si sono immediatamente offerte di dare loro supporto, permettendo anche ai nostri territori di poter, con questa esperienza, crescere civilmente e politicamente.

L’incontro sarà aperto dai saluti istituzionali del Comune di Trento, nella persona dell’Assessora alle Politiche Sociali, Chiara Maule, e coordinata da Yaku.

Le Città Rifugio

E’ dal 2016 che la vasta piattaforma di organizzazioni che in Italia si è organizzata nella rete In Difesa Di, è impegnata in un complesso percorso per la costruzione di un programma di “Città In Difesa Di” in Italia, alimentando sinergie tra enti e società civile locali per la costruzione di città attive nel sostegno e nella protezione dei Difensori e delle Difensore dei diritti umani.

L’Italia, fra gli ultimi Paesi in Europa ad adottare le linee guida UE, era infatti sprovvista dei meccanismi di riconoscimento dello status – e di programmi per la protezione – riguardo a difensore e difensori dei diritti umani ed ambientali nel mondo.

Un virtuoso dialogo fra associazioni attive per la difesa di chi difende nel mondo i diritti di tutti – siamo essi attiviste/i, leaders comunitari, giornaliste/i, ecologiste/i – ed istituzioni territoriali e nazionali – CIDU , Comitato Interministeriale per i Diritti Umani in primis – che attraverso il confronto costante anche con realtà internazionali, a partire dall’Onu, ha permesso l’avvio per la realizzazione di shelters cities, ovvero Città Rifugio per persone difensore minacciate.

L’evento “Città Rifugio – per un nuovo modello di tutela di diritti umani e di chi li difende – si terrà in presenza nella sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva, piazza della Minerva, 38, Roma, dalle ore 17.00 alle ore 19.00.

Saranno presenti le referenti istituzionali ed organizzative delle prime città – rifugio italiane: Padova, Trento, e Verona; verranno presentati i protocolli ed i percorsi che i territori stanno adottando; verranno illustrati i programmi di SAR – Scholar At Risk, la rete di università che a livello globale si adoperano per la tutela e l’accoglienza dei docenti minacciati nel mondo; ma soprattutto, saranno ascoltate le testimonianze dirette dei primi difensori accolti.

ATTENZIONE: per partecipare all’evento in presenza è necessario registrarsi a questo link: https://forms.gle/h7Qo4jwM6nBjUC5X9

L’evento sarà trasmesso in diretta sul canale WebTV del Senato al link:
https://webtv.senato.it/webtv_live

Per accedere è necessario essere in possesso del Green Pass e indossare una mascherina chirurgica o di tipo FFP2. L’ingresso alla sala – con abbigliamento consono e, per gli uomini, obbligo di giacca e cravatta – è consentito fino al raggiungimento della capienza massima.

Verso Trento “Città in difesa di”

Prosegue il cammino di costruzione di Trento come prima shelter city italiana: un percorso avviato tre anni fa e portato avanti dal Forum della Pace come parte attiva del Nodo trentino della Rete “In difesa di”.

Due incontri, due serate per parlare duri ed attuali come la criminalizzazione della solidarietà e la privatizzazione dei beni comuni.

Due serate con molti ospiti: da Padre Alex Zanotelli che ci parlerà della quotazione in borsa dell’acqua a Francesco Martone, della rete In Difesa Di, che dall’Ecuador testimonia la lotta dei difensori della Terra; da Yohana Lopez di Justicia y Paz Colombia a Francesca Nugnes di PBI, sull’aumento delle violazioni di diritti umani in Colombia, ma anche gli strumenti di organizzazione e resistenza delle comunità; da Stefano Bleggi di Meltin Pot Europa, a RiVolti ai Balcani che ci portano i racconti e le denunce verso chi aiuta migranti e rifugiati in Italia.

E, ancora, i contributi di municipi catalani e della rete REDS di Barcellona, già impegnati come territori In Difesa Di, al fianco di chi difende i diritti nel mondo.

Questo doppio appuntamento chiude la parte seminariale del percorso di costruzione di Trento quale Città in difesa di: durante le due serate verranno aggiunti alcuni tasselli al complesso mosaico in cui ci muoviamo quando parliamo di difesa delle e dei difensori dei diritti umani.

A novembre c’è stata occasione per riflettere sulla forte pressione della dimensione pandemica sull’aumento di minacce e di assassinii mirati contro HRD: in questo doppio appuntamento, invece, saranno la questione della criminalizzazione della solidarietà e la sua connessione con la finanziarizzazione delle risorse, a partire dall’acqua, i temi centrali del dibattito organizzato dalle associazioni del Nodo Trentino, in collaborazione con Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell’Università degli Studi di Padova, Terra Nuova, Un Ponte Per , con il contributo dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese e il sostegno della Provincia Autonoma di Trento.

Acqua e solidarietà. Le restrizioni alle azioni di chi difende i diritti umani e i beni comuni

La quotazione in borsa dell’acqua – dello scorso 7 dicembre – è l’emblema della privatizzazione della vita, e viola i diritti umani. E’ direttamente responsabile di guerre, carestie, migrazioni e sfollamenti forzati di intere popolazioni. Chi si oppone all’accaparramento delle risorse vitali, e alla difesa di territori e culture, viene minacciato o ucciso. Chi difende le e gli attivisti, viene criminalizzato. Chi fugge dalle conseguenze della scarsità e della privazione dell’acqua, viene incarcerato, e così, chi si mette coscientemente dalla loro parte.

Un aspetto preoccupante del momento storico che stiamo vivendo, è dunque la criminalizzazione di una solidarietà che possiamo definire militante, attenta alle radici politiche ed economiche dei fenomeni di impoverimento e di conflitto sociale. 

Per una giustizia globale: strumenti ed iniziative

Il focus della seconda parte di seminario, prevista per il 30 aprile, è sul “Laboratorio Colombia” con Peace Brigades International e Justicia y Paz Colombia.

Si analizzeranno soluzioni, pratiche e metodologie verso la costruzione di un osservatorio europeo dei diritti umani e per la giustizia globale, capace di promuovere la diversità culturale e lotta contro la discriminazione, con alternative socioeconomiche trasformatrici.

IL TRENTINO PER I DIRITTI UMANI

IL TRENTINO PER I DIRITTI UMANI

19- 20 – 21 NOVEMBRE 2020

Programmi di protezione per giornalisti, docenti ed attiviste/i minacciati nel mondo: una tre giorni che mette al centro la libertà di informazione, di ricerca, di costruzione dei diritti collettivi.

Per fare di Trento una città “In Difesa Di”. 

Le crisi che stanno attraversando il nostro tempo – sanitarie, sociali, economiche – non possono farci dimenticare la necessità di mettere al centro del nostro agire politico la difesa dei diritti umani ed ambientali e di chi li difende.
Ecco perché risulta particolarmente importante il webinar che il Nodo Trentino della rete In Difesa Di organizza il 20 e il 21 novembre prossimi “Il Trentino per i diritti umani – Protezione e reciprocità per difendere chi difende i diritti di tutte e di tutti”, che sarà anticipato dal corso per giornalisti, realizzato in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, “Giornalisti minacciati e reporter dalle zone di guerra”, il 19 novembre dalle 16.00 alle 18.00, insieme al giornalista Christian Elia condirettore di QCodeMag, Paola Rosà di Osservatorio Balcani e Caucaso e la partecipazione di Khalifa Abo Khraisse, giornalista, regista e sceneggiatore libico, collaboratore di Internazionale, BBC, al-Jazeera e CNN.

Una tre giorni che vuole sì concretizzare l’impegno della città di Trento nella solidarietà, ma vuole anche dare un contributo alla difficile lettura della situazione geopolitica globale, e alla trasformazione che la cooperazione internazionale può e deve assumere, nell’epoca della pandemia. Un momento fondamentale dell’incontro sarà l’omaggio al giovane Mario Paciolla, funzionario Onu trovato senza vita in Colombia, e su cui la campagna “Verità per Mario” pretende indagini e notizie veritiere. 
“Il Trentino per i diritti umani” è il terzo appuntamento internazionale che il Nodo Trentino della rete In Difesa Di – composto da Forum Trentino per la Pace e i diritti umani, associazione Yaku, PBI Italia, Amnesty International, il Centro per la Cooperazione Internazionale, Osservatorio Balcani e Caucaso, l’Università di Trento con Scholar At Risk – coordina sul territorio, insieme ad una fitta rete di organizzazioni, nazionali ed internazionali, università ed enti locali, per la costruzione del primo programma per la difesa delle e dei difensori dei diritti umani ed ambientali, da realizzare in Italia.
Trento prima “Città In Difesa Di”

è l’importante visione che anche la nuova amministrazione municipale del sindaco Franco Ianeselli ha deciso di abbracciare e fare propria, raccogliendo il testimone dalla Giunta Andreatta che con la Mozione 658 aveva sdoganato l’impegno del Comune di Trento in favore delle e dei difensori dei diritti umani ed ambientali.
L’iniziativa si inserisce nel quadro del progetto “Città in Difesa Di” finanziato dall’Ufficio 8 per 1000 della Tavola Valdese, promosso dalla Ong Terra Nuova, insieme all’associazione Yaku, Un Ponte per e l’Università per i diritti umani Antonio Papisca di Padova, appartenenti alla Rete In Difesa Di – per i diritti umani e di chi li difende.

 

Per scaricare il programma:

http://www.yaku.eu/wp-content/uploads/2020/11/pdf-programma1.pdf?fbclid=IwAR0IG_LNrktMs0LiHvLrmwG-EZwhTGXQA_g1Yia8M1uYspcNC3IO7Xx6D1g

Diritti umani e stato d’emergenza: l’appello della rete In Difesa Di al CIDU

La rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende” ha inviato una lettera al Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU), per chiedere che le Nazioni Unite siano notificate al più presto sulle misure eccezionali approvate per far fronte all’emergenza COVID-19 e che venga attuato un monitoraggio sulle deroghe ai diritti umani fondamentali.

La drammatica ed eccezionale situazione che stiamo vivendo, e la necessità di salvaguardare il diritto alla salute e alla vita,  autorizza infatti gli Stati ad approvare misure drastiche che prevedono la limitazione o la sospensione – seppur temporanea – di alcuni diritti fondamentali, tra cui quello di movimento, di assemblea, di organizzare e partecipare a manifestazioni, o alla privacy.

Sin da subito è stato evidente il rischio che lo stato di emergenza a livello globale possa trasformarsi – soprattutto nei paesi governati da regimi autocratici e con deriva autoritaria – in uno stato d’eccezione permanente o che possa divenire il pretesto per limitare ulteriormente gli spazi di agibilità civica e le libertà civili. Per questo già il mese scorso vari esperti delle Nazioni Unite e  l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet hanno esortato gli Stati a garantire un approccio basato sul rispetto dei diritti umani, ad approvare soltanto misure proporzionate e temporanee, e a garantire il diritto alla salute a tutte e tutti, incluse le persone più vulnerabili e marginalizzate.

Il diritto internazionale prevede situazioni, come le pandemie, in cui le deroghe ai diritti civili e politici sono consentite, ma allo stesso tempo indica anche alcuni contrappesi e garanzie. Tra questi, l’obbligo di notificare ai treaty bodies (gli organismi di monitoraggio) delle Nazioni Unite le misure approvate e le deroghe ai diritti civili e politici in atto. Secondo quanto stabilito dal Patto Internazionale sui diritti civili e politici, ogni deroga dovrà infatti essere limitata alla misura strettamente richiesta dalla situazione e gli Stati devono poter giustificare ogni misura presa.

La proclamazione dello stato di emergenza inoltre non deve prescindere da criteri di trasparenzaaccountability. È proprio in questa situazione emergenziale che sarebbe stata fondamentale l’azione di monitoraggio e supervisione dell’Autorità nazionale indipendente sui diritti umani, non ancora istituita in Italia nonostante i numerosi appelli della società civile.

La rete In Difesa Di chiede pertanto al CIDU innanzitutto di notificare immediatamente alle Nazioni Unite la dichiarazione dello stato di emergenza, le misure prese, e come esse impattino sui diritti fondamentali. In secondo luogo il CIDU è chiamato, in assenza di un’autorità nazionale indipendente sui diritti umani, ad assicurare un monitoraggio costante e pubblicamente accessibile sulla compatibilità di queste misure con le Convenzioni internazionali sui diritti umani.

Infine l’Italia, in quanto membro del Consiglio ONU per i Diritti Umani, dovrebbe adoperarsi con ogni mezzo a sua disposizione affinché la situazione di emergenza non diventi un pretesto per giustificare violazioni dei diritti umani e attacchi contro i difensori e le difensore dei diritti umani in altri paesi del mondo, come sottolineato anche nella comunicazione dei Relatori Speciali dell’ONU.

Francesco Martone

Portavoce  della rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende”

 

Organizzazione firmatare:

A Buon Diritto

A Sud

AIDOS

Amnesty International Italia

Antigone

ARCI

AOI

CIES Onlus

CIPSI

CISDA

COSPE

Cultura e Libertà

Endangered Lawyers Project

Fondazione Lelio e Lisli Basso onlus

Giuristi Democratici

Greenpeace Italia

International Human Rights Corner

Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

Movimento Nonviolento

Operazione Colomba, corpo nonviolento di pace APG23

Osservatorio Solidarietà, Carta di Milano

Terranuova

Un Ponte Per

Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani

Yaku